Skip to content

Ottobre 2025

Nuovo Nucleare: le opportunità per l’industria italiana e per il Paese

di Stefano Monti, Presidente AIN (Associazione Italiana Nucleare)

Nell’editoriale di questo numero presentiamo con piacere un’intervista a Stefano Monti, Presidente di AIN-Associazione Italiana Nucleare, che ci offre un autorevole contributo sul possibile ruolo del nucleare nel nuovo mix energetico e quale motore di sviluppo per l’industria manifatturiera italiana.

La Guida IAEA “Milestones in the Development of a National Infrastructure for Nuclear Power” identifica 19 elementi dell’infrastruttura di un programma nucleare. Quali tra questi dovrebbero richiamare l’attenzione dell’industria manifatturiera italiana per cogliere appieno le opportunità che potrebbero emergere da un Piano italiano per l’energia nucleare?

Le 19 infrastrutture di base del Milestone Approach della IAEA sono tutte ugualmente importanti ed è parimenti fondamentale che tutte vengano sviluppate in maniera organica e coerente dai vari soggetti coinvolti nel programma nucleare: istituzioni, industrie di settore, off-takers, autorità di sicurezza, futuro esercente. Per tale motivo da tempo l’AIN ha raccomandato al Governo di istituire una cabina di regia interministeriale – chiamata dalla IAEA NEPIO Nuclear Energy Programma Implementing Organization – che garantisca il coordinamento fra le varie organizzazioni che rivestono un ruolo specifico nel valutare e poi sviluppare il programma nucleare nazionale. Fra le infrastrutture di base particolarmente rilevanti per l’industria manifatturiera si cita la sicurezza nucleare intesa, non solo come conoscenza dei sistemi di sicurezza ingegneristici, ma anche come cultura della sicurezza che deve permeare qualsiasi attività, inclusa quella manifatturiera, relativa alla progettazione, realizzazione, esercizio e decommissioning di un impianto nucleare. Un altro fattore determinante è ovviamente lo sviluppo delle risorse umane altamente qualificate in tutti i settori. Gli ingegneri nucleari necessari sono una frazione delle esigenze complessive. Le carenze sono a volte nelle professioni di base quali meccanici, elettricisti, saldatori, ecc. che però sappiano operare in campo nucleare. In tutti i settori, sono necessarie competenze qualificate di tipo manageriale, amministrativo e tecnico. È una delle infrastrutture critiche che richiede rilevanti sforzi, anche economici, del sistema-paese in termini di formazione e training. Infine, l’infrastruttura per antonomasia di precipuo interesse per l’industria manifatturiera è quella che nel Milestone Approach passa sotto il termine generale di “procurement”. La costruzione e l’esercizio di un impianto nucleare implicano l’utilizzo di molte materie prime, componenti, sistemi e servizi. Tutte queste attività rappresentano una importante sorgente di posti di lavoro e crescita economica e favoriscono anche il trasferimento tecnologico. Tuttavia, tutto ciò richiede una industria nucleare in grado di conformarsi ai codes&standards internazionali ed ai requisiti di sicurezza e qualità nucleari e questo può richiedere a sua volta importanti investimenti sia pubblici sia delle industrie che ambiscono a far parte della supply chain.

In un recente intervento all’evento organizzato da UCC ha sottolineato il paradosso italiano, con la seconda manifattura europea che opera in ambito nucleare in un Paese che non possiede centrali nucleari. Quali sono le possibili conseguenze se non si interviene su questa situazione?

L’industria nucleare italiana manifatturiera e di sistema ha ampiamente dimostrato di essere in grado di competere e farsi apprezzare a livello internazionale e transnazionale in molteplici progetti realizzativi all’estero. Basti pensare che degli ultimi sei impianti nucleari realizzati nell’UE, quattro sono stati completati da industrie italiane e gli altri due hanno visto impegnate aziende italiane. In Italia sono più di 70 le aziende specializzate nel settore nucleare che, con la sola eccezione della fornitura di combustibile, coprono tutti i settori distintivi della filiera industriale (fornitura di componenti e sistemi per i reattori nucleari, ingegneria di sistema, esercizio delle centrali nucleari all’estero, gestione rifiuti radioattivi, decommissioning, ecc.). Tuttavia, l’assenza da circa 35 anni di un programma nucleare nazionale, oltre a rappresentare un unicum probabilmente a livello mondiale (casomai esistono esempi opposti di Paesi che posseggono ed eserciscono impianti nucleari realizzati da altri, senza possedere una robusta industria nucleare nazionale), costituisce un limite oggettivo per il “sistema Italia”. Un programma nazionale fornirebbe ulteriore credibilità all’intero settore e certamente rappresenterebbe un volano per ulteriori occasioni di business non solo a livello nazionale ma anche all’estero. Per supportare il nuovo nucleare ipotizzato ad esempio nel PNIEC2024, alla settantina di aziende già attive sopra menzionate, se ne potrebbero aggiungere altre centinaia con un potenziale impatto economico per il sistema-Paese valutato dallo studio THEA “Il Nuovo Nucleare in Italia per i Cittadini e le Imprese” nell’ordine dei 50 miliardi di euro/anno di valore aggiunto al 2050 (circa il 2.5% del PIL italiano). Il medesimo studio valuta il mercato per la filiera italiana attivabile dallo sviluppo del nuovo nucleare nell’ordine dei 46 miliardi di euro al 2050, derivanti dalla partecipazione a progetti di sviluppo europei e dall’implementazione della strategia nazionale.

Quale dovrebbe o potrebbe essere a suo avviso il ruolo delle rappresentanze industriali – in particolare ANIMA Confindustria – per favorire il processo di adozione del nucleare in Italia?

Come in tutti gli altri paesi nucleari, le associazioni industriali italiane hanno molteplici funzioni e ruoli fondamentali nell’ambito del nuovo nucleare. Ne cito alcune senza pretendere di essere esaustivo:

  • Coordinamento fra attori del settore e in particolare fra Governo, industrie, enti di ricerca e università;
  • Sviluppo della filiera industriale con il necessario supporto alla creazione di una supply chain nazionale per la costruzione e gestione degli impianti;
  • Promozione dell’innovazione tecnologica, con particolare riferimento, per il caso italiano, alle nuove tecnologie emergenti quali gli SMR, gli AMR e la fusione nucleare;
  • Collaborazione internazionale e transnazionale con scambio di conoscenze, best practice e standardizzazione;
  • Contributo allo sviluppo di standard e linee guida su sicurezza, gestione rifiuti radioattivi, esercizio e decommissioning e relativa collaborazione con organismi regolatori nazionali e internazionali;
  • Supporto e diffusione di dati tecnici, rapporti, analisi e statistiche sullo stato e sulle prospettive del nucleare;
  • Formazione e aggiornamento professionale mediante organizzazione di corsi, workshop e seminari per formare tecnici e professionisti;
  • Sensibilizzazione dell’opinione pubblica con azioni atte a far conoscere, anche al grande pubblico, i benefici dell’energia nucleare in termini di sicurezza energetica, decarbonizzazione, riduzioni dei costi dell’energia e sostenibilità

Come ben si vede si tratta di un lavoro molto ampio, articolato e multidisciplinare. Da questo punto di vista, l’Associazione Italiana Nucleare – che anche negli anni bui in cui parlare di nucleare in Italia era tabù ha mantenuto un presidio nucleare e un’ approfondita conoscenza del settore grazie anche alle proprie collaborazioni internazionali – auspica che si realizzi una piena cooperazione fra le varie associazioni rilevanti – e in particolare con ANIMA Confindustria – in modo tale da garantire coordinamento fra tutti gli stakeholder nazionali e massimizzare le occasioni di business in Italia e all’estero per tutte le aziende italiane.